L’EVOLUZIONE DELLE FORME DEGLI SCUDI DAL XII AL XX SECOLO
Dalla Forma dello scudo si può capire di che epoca e di che nazionalità è un’arma e talvolta anche se questa appartenga a un uomo, a una donna, a un ecclesiastico. Questa breve guida vi aiuterà a scegliere quale forma scegliere per il vostro scudo. Vedremo le varie fogge che si sono sviluppate nel tempo a partire dagli scudi da combattimento del XII secolo, passando per quelli da torneo, fino ad arrivare a quelli ornamentali.
SCUDI MASCHILI: Oggi giorno la forma più utilizzata in Italia è il Sannitico, seguita dal Gotico, ma sono molto interessanti anche le forme semirotondate, ovali, sagomate, accartocciate o barocche (che comparvero a partire dal XVI secolo).
SCUDI ECCLESIASTICI: gli Ecclesiastici utilizzano qualsiasi tipo di forma, con una certa preferenza per gli scudi rotondati, sagomati (con i lati modellati da anse, curve e spigoli) e a testa di cavallo o bucranio o Cranio di Bue (più larghi). Quest’utlimi sono tipici dell’Italia del XVII secolo e sono caratterizzati dalla presenza di 7 o 9 sporgenze (due superiori, quatro o sei ai lati e una in punta).
GLI SCUDI FEMMINILI: intorno al XIX secolo nei manuali e regolamenti di araldica1 si trova prescritto lo Scudo Ovale per le Donne Sposate, mentre per le Nubili si consiglia anche lo Scudo a Losanga (o a Diamante o Gerro. [In Inghilterra al posto dell’Ovale si utilizza il Gotico]. Il Crollalanza ci informa che «La losanga però non fu sempre il distintivo delle donne; v’ebbe prelati e principi e semplici gentiluomini che fecero scolpire sui loro sarcofagi le loro insegne gentilizie sopra scudi tagliati a rombo.» Lo Stesso vale per l’Ovale, che per esempio si ritrova nello Stemma del Sovrano Militare Ordine di Malta. Questa distinzione tra Scudi Femminili e Maschili non esiste in tutti i paesi. In Canada per esempio non c’è e in Italia non esiste più un organo legittimo che possa deliberare in materia (ovvero la Consulta Araldica) per cui si è liberi di decidere come meglio si crede. Ogni prescrizione è comunque soggetta a tempi, mode e convenzioni sociali e culturali, tanto che nel 1876 il Crollalanza riferiva che «come fu spesso usurpato dagli uomini lo scudo delle dame, così queste entrarono qualche volta nei dominii dell’araldica maschile, e lo scudo sannitico proprio dei cavalieri figurò graziosamente al braccio delle eroine. […] Anche le spose s’aveano ordinariamente lo scudo sannitico, sia che l’accollassero a quello del marito, sia che l’arma di questo entro del proprio partissero. Presentemente [cioè al tempo in cui scriveva il Crollalanza] le dame foggiano arbitrariamente il loro blasone, usando le fanciulle scudi a losanga o scudi francesi [gotici], e le spose adoperando indifferentemente e gli uni e gli altri, o partiti, o inquartati, o accollati, o toccantisi solamente pel secondo cantone dell’arma del marito col primo di quella del padre. Altre fanno uso del solo stemma del coniuge, altre ritengono quello di famiglia». Non solo «le sole donne che aveano portate le armi erano anticamente in diritto di sormontare il loro scudo di un elmo chiuso o graticolato con cimiero e lambrequini2». (Torneremo sull’Argomento con una pagina dedicata solo alle Insegne Femminili).
BIBLIOGRAFIA:
1ANTONIO MANNO, Il Regolamento Tecnico Araldico, Spiegato e Illustrato, Roma, Civelli, 1906. 2GOFFREDO DI CROLLALANZA, Il Blasone delle Dame, tratto da La Margherita, Strenna Araldica per il Gentil Sesso compilata dal Conte Prospero Arlotti, Annata 1876. 3. Insegne e simboli. Araldica pubblica e privata, medievale e moderna, a cura di Giacomo C. Bascapé, Marcello Del Piazzo, Roma, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Ufficio Centrale per i Beni Archivistici, 1983;
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