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LA COLORAZIONE DEGLI STEMMI

Ecco una breve guida per capire meglio quali siano e come vengano rappresentati i colori araldici. Una breve informativa che spero possa essere utile a coloro che vogliono farsi creare uno stemma araldico personale ex novo o desiderano decifrare quelle “strane sequenze di linee e punti” disegnate sugli stemmi in bianco e nero della propria famiglia.

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I 7 SMALTI ARALDICI

I Colori Araldici usati negli Stemmi sono convenzionalmente limitati a 7 e sono detti complessivamente Smalti1. Gli Smalti si dividono in 2 Categorie in riferimento al materiale dal quale provenivano anticamente: i Metalli e i Colori2.

I Metalli sono 2: Oro e Argento.

colori_araldici_oro_argento

I Colori sono 5: il Rosso, il Verde, l’Azzurro, il Nero e la Porpora o Violetto.

colori_araldici_5_tinture

 


COLORAZIONI ARALDICHE POST-MEDIEVALI

Nel tempo sono state aggiunte delle “tonalità secondarie” che non rientrano nel novero dei 7 smalti araldici tradizionali. Queste tonalità sono usate molto raramente e in certi casi servono ad aggirare la Regola di Contrasto dei Colori (segui link).

  1. il Colore al Naturale, ovvero quello che le figure hanno nella realtà, permette di poter usare qualsiasi colore senza che questo sia in contrasto con gli altri. Se usato deve essere assolutamente blasonato;

  2. il color Carnagione riproduce il tono della pelle umana;

  3. il Campo di Cielo, usato al posto dello smalto azzurro e rappresenta il cielo con nuvole e prospettiva, come fosse un vero paesaggio. È caratteristico dell’Araldica Italiana ed è usato soprattutto per gli stemmi dei Comuni. (Il Carnagione e il Campo di Cielo si comportano quindi come dei colori al naturale);
  4. le Pellicce, rappresentano più un motivo decorativo che un colore. Venivano usate anticamente per ornare lo scudo. La loro forma è una stilizzazione delle code dell’Ermellino e del Vaio. L’Ermellino veniva riprodotto con un campo bianco disseminato di code nere dette moscature. Il Vaio era rappresentato da file di 4 campane color argento su campo azzurro;
  5. i Colori stain (traducibile in onta, disonore) sono una famiglia di tinte non standard, utilizzate nell’araldica anglosassone e comprendono il morato (murray), il sanguigno e il tanné. Nati in origine nel periodo post-medievale per denotare un aumento disonorevole, oggi giorno sono usati raramente per questo motivo, più che altro vengono utilizzati nei paesi Anglofoni e nel Sudafrica per sostituire l’arancione, il marrone, il rosso violaceo.


IL METODO PIETRASANTA

Quando uno Stemma viene riprodotto su sigilli, anelli o pubblicazioni in bianco e nero, i colori ovviamente non si vedono ed è quindi necessario utilizzare un sistema di segni convenzionali, universalmente riconosciuto, per indicare gli smalti.

All’inizio gli araldisti usarono vari sistemi grafici, finché nel 1600 l’incisore Jean Baptist Zangrius propose un sistema di punti e linee. Questo metodo si diffuse in tutta Europa grazie all’araldista gesuita Silvestro di Pietrasanta che nel 1637 lo adottò e lo inserì  nel suo Symbolis  Heroicis del 1634 e poi nella sua fortunata opera Tesserae gentilitiae ex legibus fecialium descriptae.

Oggi giorno molti preferiscono utilizzare una semplice colorazione in bianco e nero, ma questa non fornisce nessuna informazione sui colori dello scudo. Sarebbe quindi preferibile usare entrambi i metodi o preferire il Metodo Pietrasanta, necessario non solo per gli anelli chevalier, ma soprattutto per permettere a coloro che verranno dopo di noi, di risalire ai colori dello stemma di Famiglia, anche in mancanza di altro materiale documentario.

Il sistema di classificazione è il seguente: l’Argento si rende senza tratteggio, l’Oro con una fitta trama di punti, il Rosso si rende con linee perpendicolari, l’Azzurro con linee orizzontali, il Verde con linee diagonali da sinistra a destra, (dette in banda), il Nero con linee orizzontali e verticali incrociate, il Porpora con linee diagonali da destra a sinistra, dette anche linee diagonali in sbarra.

 metodo_pietrasanta_1

metodo_pietrasanta_2

Per quanto riguarda gli altri Colori: per il colore al Naturale e il Carnagione attualmente viene proposto un tratteggio fatto da minuscoli semicerchi contigui3, (simili a tante C). Il Tannè, in qualità di Arancio/Marrone viene rappresentato con linee verticali incrociate con linee diagonali in banda, ottenendo così una sorta di rombi. Per le Pellicce si utilizza la rappresentazione grafica delle code nere sul pelo bianco/argento (o di altri colori), chiamate moscature, poste in file parallele alternate in quinconce4.

metodo_pietrasanta_3


NOTE:

1 GOFFREDO DI CROLLALANZA,Enciclopedia Araldico Cavalleresca. Prontuario Nobiliare, Pisa, Direzione Giornale Araldico, 1876-7, p. 547, alla voce: Smalti. Il termine deriva dall’uso dei Cavalieri medievali di applicare sugli scudi figure, fatte in stagno battuto e smaltate di rosso, verde, nero, turchino o porpora.

2 Il Crollanza ci dice che uno dei primi autori a nominare il Porpora  e a porlo come “settimo e ultimo colore” fu Sicillo Araldo, nella sua opera «Trattato dei Colori nell’Arme» del 160 GOFFREDO DI CROLLALANZA,Enciclopedia Araldico Cavalleresca, op.Cit., p. 484. Vedi anche SICILLO ARALDO, Trattato dei colori nelle Arme nelle Livree e nelle Divise, in Venezia, appresso Lucio Spineda, 1606, p. 11, “del significato della porporsa, settimo colore & ultimo”.

3 MONTEZEMOLO-POMPILI, Manuale di Araldica Ecclesiastica nella Chiesa Cattolica, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2014, p. 33; PIERO GULEFI CAMAJANI, Dizionario Araldico, Milano, Arnaldo Forni Editore, 1940,p.152.

4Il quinconce è la disposizione di cinque unità nel modo in cui è tipicamente raffigurato il 5 sulla faccia di un dado.

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